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Da qualche ora numerosi siti di  informazione, compresi quelli di alcune testate nazionali, come IlMattino e LaStampa, stanno riportando una notizia alquanto allarmante: il collutorio può provocare infarti e ictus. La notizia ha naturalmente attirato la mia attenzione, sia per la portata della notizia, sia per il fatto di venirne  a conoscenza in questo modo. L’articolo su La Stampa è, tra quelli che ho avuto modo di leggere, quello più approfondito, nonchè quello on line da più giorni. Probabilmente, salvo trovare riferimenti anteriori, è questo l’articolo da cui è partito il tam-tam mediatico, che ha portato alla diffusione di questa informazione, o meglio di questa disinformazione scientifica. Nell’articolo, senza riportare  il titolo del lavoro scientifico in questione, ma limitandosi a citare la rivista e uno degli autori, vengono sommariamente descritti i materiali e metodi, i risultati e le conclusioni:

Durante lo studio i ricercatori hanno seguito 19 persone sane che dovevano utilizzare un noto collutorio antibatterico due volte al giorno. I soggetti sono stati oggetto, sia al basale che durante lo studio, a misurazioni della pressione sanguigna.
Le misure hanno mostrato che la pressione sanguigna dei partecipanti variava tra le 2 e le 3,5 unità. Questo, secondo gli scienziati, significa che per ogni aumento di due punti della pressione sanguigna, il rischio di morire di malattie cardiache aumenta del 7%, e il rischio di morire di ictus del 10%.

Già leggendo queste poche parole c’è da chiedersi come possa venire in mente ad un giornalista di scrivere un titolo come  “L’uso del collutorio può far scatenare un attacco di cuore o l’ictus” partendo da un unico lavoro con un campione così misero.  In letteratura scientifica è possibile trovare informazioni spesso contrastanti e, prima di poter affermare con certezza un dato, è necessario che venga analizzato alla luce dei principi della Evidence Based Medicine, che permette di “pesare” le affermazioni scientifiche sulla base di precise caratteristiche. Inoltre i principi della fondazione H.O.N. (Health On the Net), cui bisognerebbe attenersi in ambito di informazione scientifica, stabiliscono come ogni affermazione dovrebbe riportare i riferimenti alle fonti originarie, le quali devono essere affidabili e verificabili.

Dopo qualche ricerca, di sicuro non alla portata di tutti i lettori, sono riuscito ad individuare l’articolo originario  ,la cui lettura mi ha sorpreso notevolmente. Innanzitutto l’articolo è stato pubblicato online dal 23 Novembre 2012 per andare in stampa nel Febbraio 2013. Inoltre nell’articolo si afferma semplicemente che dopo una settimana di utilizzo  in soli 19 soggetti di un collutorio, c’è un leggero aumento della pressione sanguigna, mentre l’articolo non fa affermazioni riguardo all’aumentato rischio di infarto ed ictus. Quale meccanismo editoriale porta a divulgare una informazione scientifica a più di una anno dalla sua pubblicazione? Come è possibile diffondere una notizia con un titolo tanto allarmistico quanto ingiustificato sulla base dei dati dell’articolo originario? Per quale motivo nessuna della testate  ha riportato la notizia riportando il riferimento bibliografico esatto?

Non ho risposte per queste domande, ma ho anzi un dubbio molto più inquietante che mi assale. In questo caso io ho i mezzi per valutare il peso di un notizia del genere, mentre in tanti altri ambiti come politica interna, economia, politica estera, arte, letteratura  non posso fare altro che fidarmi di quello cui accedo tramite mezzi di informazione non specialistici. Stasera posso andare a letto tranquillo dando per scontato che le informazioni che mi arrivano siano accuratamente controllate e verificate?

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