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Negli anni ’60 l’allora membro dei Beatles donò generosamente un proprio dente estratto, in verità piuttosto malconcio, alla propria governante, la signora Dorothy Jarrett, per la gioia della figlia di lei, fan dei fab four. Almeno questo è quanto ha affermato nel 2009 la stessa Dorothy che nel 2009 riuscì a vendere all’asta alla cifra di 20.000 sterline (circa 23.000 euro al cambio di allora) la reliquia pop: «Lennon andò dal dentista, tornò a casa e mi disse di buttarlo o, se volevo, di regalarlo a mia figlia che era una fan dei Beatles».

Ad esborsare la consistente cifra fu Michael Zuk, dentista canadese. Questa notizia già permise al collega di conquistare una discreta seppur effimera notorietà, ma probabilmente a suo modo di vedere il ritorno d’immagine non era sufficiente a giustificare l’investimento fatto, considerato che di recente ha reso nota l’intenzione di estrarre il dna dal dente in questione per potere clonare il leggendario cantante.

Lasciando da parte le considerazioni sulla possibilità tecnica di portare a termine nell’immediato futuro questo insolito progetto, è bene ricordare che quello che siamo non è solo espressione del nostro patrimonio genetico, ma di come questo interagisce con l’ambiente che lo circonda. Come sarebbe stato il percorso artistico di John Lennon se non avesse incontrato a 17 anni Paul McCartney e gli altri Beatles in seguito non è dato saperlo, no basta il codice genetico a spiegare il successo o meno di una vita.

Se comunque qualcuno fosse in grado di farmi avere un dente di Harrison, Starr o McCartney è pregato di contattarmi al più presto, ma mi raccomando, anche se di solito non credo alle leggende, preferirei che il dente di McCartney fosse stato estratto prima del 6 Novembre 1966…

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